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IA-Lab

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La Cultura Scientifica

Guido Tascini


1.
La cultura scientifica rappresenta gli atteggiamenti intellettuali e sociali della gente basati sulla conoscenza scientifica. Ma tale conoscenza è adeguata?

Non v’è dubbio che la cultura scientifica tenga un posto importante nei giudizi che gli uomini del nostro tempo formulano sugli avvenimenti di attualità: Sia che riguardino fatti meteorologici, che medici, la vita o il mondo inanimato.
Questo perché la cultura scientifica, da quel lontano 1632 in cui Galileo pubblicò il suo Dialogo sopra i due Massimi Sistemi, si è venuta affermando sempre di più e influenza il punto di vista non solo degli scienziati.
La cultura scientifica, proprio perché cultura, rappresenta gli atteggiamenti, sia intellettuali che sociali, espressi dalla società e basati sulla conoscenza scientifica: ora dall’epoca di Galileo la conoscenza scientifica, proprio basandosi su quel metodo scientifico che Galileo fondò, è enormemente cresciuta.
A questo punto nasce spontanea una domanda: ma la gente conosce
a fondo i risultati della scienza? O, almeno, ne ha una conoscenza sufficiente per poter avere un metro di giudizio adeguato?
Purtroppo dobbiamo constatare che questo non sempre avviene. Anzi spesso si danno letture soggettive di dati oggettivi e si giunge a non capire dove vada la scienza e dove sia opportuno dirigere gli sforzi di questa . Questo accade per scarsa conoscenza e, in definitiva, per scarsa cultura scientifica; ciò nonostante tutti siano concordi nell’affermare che la cultura scientifica e la scienza siano basi inalienabili di una società progredita, perfettamente funzionante e globalizzata.
Ma forse è il caso di ripercorrere un po’ di strada lungo il corso della storia della scienza.
2.
Nascita del Metodo Scientifico
Si può dire che la cultura scientifica nasca contestualmente alla nascita del metodo scientifico, le cui basi furono poste da Galileo Galilei.
Galileo Galilei, nato a Pisa nel 1564 e morto ad Arcetri, nel 1642 è stato uno dei più grandi scienziati dell'epoca moderna: filosofo, astronomo, fisico e matematico italiano.Le sue ricerche hanno fornito contributi fondamentali alla dinamica e all’ astronomia. In particolare perfezionò il telescopio, con cui potè fare importanti osservazioni astronomiche . Infine introdusse il metodo scientifico (detto anche metodo galileiano).
Come è noto fu di primaria importanza il suo ruolo nella rivoluzione astronomica in cui sostenne il sistema eliocentrico e le teorie copernicane.
Cannocchiale di Galileo Il metodo scientifico è il modo tipico con cui la scienza procede nel raggiungere la conoscenza della realtà: questa conoscenza, secondo il metodo scientifico, deve essere oggettiva, affidabile, verificabile e condivisibile. Tale conoscenza è perseguita attraverso l’osservazione e la sperimentazione: in questo modo si accumula evidenza sperimentale e misurabile sui fatti. Infine si giunge, come conseguenza della fase precedente, ad una definizione precisa della nuova conoscenza accumulata.
Fin qui l’approccio storico. Ma volendo sofisticare potremmo attribuire due significati al metodo scientifico.
Da un lato si può vedere il metodo scientifico in senso astratto, come insieme di criteri di giudizio per valutare un risultato, teorico o sperimentale. Per esempio questi potrebbero anche essere criteri per distinguere un discorso scientifico da discorsi di altro tipo: metafisico, religioso o anche pseudoscientifico.
Dall’altro il metodo scientifico può riferirsi direttamente alla pratica quotidiana e concreta dello scienziato, o almeno alla pratica adottata dalla comunità scientifica nel suo complesso, nella sua attività di ricerca.
I due significati non sono completamente estranei l'uno dall'altro. Se esistono dei criteri di metodo che caratterizzano il discorso scientifico (primo significato) questi dovrebbero per forza essere gli stessi adottati concretamente dagli scienziati nella loro attività quotidiana (secondo significato). D'altra parte accade che il modo di procedere del singolo scienziato può essere fuori da ogni schema (per intuizione e senza alcun metodo sistematico), e che a caratterizzare come scientifici i suoi risultati sono dunque criteri in qualche modo indipendenti dalla sua attività di scoperta e ricerca.
Queste ed altre sfumature di significato legate al concetto di metodo scientifico sono il motivo per cui su tale concetto si è discusso molto e non esiste (ancora) un accordo generalmente condiviso su una possibile definizione del metodo. Il dibattito è estremamente complesso e coinvolge non solo la pratica scientifica ma anche, o forse soprattutto, la speculazione filosofica.
Semplificando, il problema della ricerca di una definizione di metodo scientifico si pone come reazione all'evidente successo, pratico e teorico, ottenuto nei secoli dalla scienza, con la convinzione (o la speranza) che tale successo sia riconducibile all'applicazione, appunto, di un metodo semplice e facilmente esportabile a molte altre discipline, se non a tutte. La profonda evoluzione che la scienza ha subito da Galileo ad oggi rende però difficile individuare con precisione una metodologia universalmente applicata ed applicabile nei diversi secoli e nelle diverse discipline.

3.
Scienza e approccio scientifico fanno parte della cultura comune?
E’ possibile utilizzare concetti scientifici piegandoli ai nostri interessi?
E’ possibile il contrario? Cioè possono gli interessi particolari piegare la scienza e condizionarla?
A questo proposito uno studioso, un po’ troppo compreso del proprio ruolo sentenziava ultimamente; “religione e pornografia due cose da eliminare…”.
Certo il modo comune di ragionare è spesso lontano mille miglia dal metodo scientifico: spesso il modo comune di argomentare è molto lontano dal paradigma logico-deduttivo utilizzato in molti ambiti scientifici; ma la scienza è valida di per sé. Non ha bisogno di disprezzare ciò che è altro e scaturisce da dentro l’uomo. Se c’è del buono prima o poi anche la scienza lo illustrerà. Insomma se son rose fioriranno. Da Galileo ne è passato del tempo prima che riuscissimo a inserire in un robot dei programmi intelligenti che gli permettessero di orientarsi in un ambiente sconosciuto… Lo scienziato fa il suo mestiere e con il tempo i progressi scientifici si cumulano. Ma un
atteggiamento di disprezzo desta sospetto….
La cultura in senso lato può definirsi come quell’insieme di modelli di comportamento intellettuali e sociali sottesi al nostro comportamento abituale.
Su cosa sia basata questa cultura ce lo dice la “Dichiarazione Universale sulla Diversità Culturale” dell’Unesco.
All’art. 1 descrive la diversità culturale come eredità comune dell’umanità, che va affermata a beneficio delle generazioni presenti e di quelle future. Essa è sorgente di scambio, innovazione e creatività ed è necessaria all’umanità, così come la biodiversità lo è per la natura.
All’art. 2 riconosce il pluralismo culturale come conseguenza di questa eredità. Pluralismo culturale inteso come armoniosa interazione tra persone e gruppi con identità culturali plurime, variate e dinamiche. In questo senso il pluralismo culturale dà espressione politica alla diversità culturale ereditata da ciascun uomo.

Quando parliamo di cultura scientifica, parliamo di questo comportamento sociale e intellettuale specificatamente basato sulla conoscenza scientifica.

4.
Ma che cosa pensa lo scienziato della scienza?
Per meglio comprendere la cultura scientifica è indispensabile capire che cosa pensa della scienza l’uomo di scienza. Sono normalmente d’accordo sul fatto che la scienza non è vaga come può essere vago “percepire la natura” né un modello mentale razionale del mondo. Essa è pittosto un metodo che produce percezioni nei ricercatori. E’ in fondo un algoritmo che va applicato diligentemente, senza riguardo; che la verità sia gradevole o no; senza rispettare la nostra adesione a un qualsiasi sistema di credenze, perché è la verità che deve emergere. E’ più propriamente una strategia, nel senso che permette di avventurarsi lungo percorsi euristici, alla ricerca di un qualche risultato, rispettando rigorosamente il metodo (scientifico).
Altro aspetto su cui concordano gli uomini di scienza: la scienza, vista come appartenente alla cultura in generale, cioè come subcultura, nel senso di ‘parte’ della cultura generale, è compatibile con qualsiasi altra cultura. Questo anche se alcuni aspetti della scienza ( inclusi alcuni suoi risultati e non ciò che noi diciamo su questi) possano essere in contrasto con le nostre convinzioni e con quelle di altri del nostro gruppo. Ma la scienza è una strategia indipendente dalla cultura.
In questo atteggiamento è evidente una grande fede in una scienza pura e rigorosa. Una scienza di questo tipo quando entra in contrasto anche con principi fondanti la nostra vita, come possono essere le nostre convinzioni religiose, la spunta comunque. E’ chiaro che questo presuppone la infallibilità del metodo e fiducia indiscussa su di esso. Lo scopo è che la verità trionfi.
Se c’è consonanza tra la verità perseguita per via scientifica e la verità affermata per altra via, allora lo scienziato se ne rallegra; altrimenti la scienza vince…
Se questo è l’atteggiamento c’è da augurarsi che la scienza scelga sempre le strade che portano alla verità: in altri termini che non ci siano mai smagliature e sviste nel suo ‘metodo’.
Uno dei motivi di questa fiducia incondizionata nel metodo scientifico è il suo ancoraggio alla realtà.
Ciò che la rende diversa è che contiene in sé meccanismi di auto correzione ed è, per definizione, continuamente impegnata nella revisione delle sue verità. Anche se può essere influenzata da vari fattori, come la mancanza di fondi o l’emergenza energetica, essa sempre cerca la verità, scarta le ideologie e si applica universalmente.
La diffusione della scienza nel mondo è correlata con la diffusione della cultura occidentale. Ma non dipende da questa. Si è diffusa perché è una cosa che funziona in vari contesti, perché è a-culturale, perché è una strategia utile che la mente umana è in grado di adottare.
Pur non essendovi, nella comunità scientifica, un giuramento tipo quello di Ippocrate, esistono dei concetti riconosciuti corretti che riguardano la scienza e gli scienziati, che possono non avere credito in altre culture.Proviamo ad elencare le fondamentali:
Osservazioni necessariamete imparziali.
Revisioni alla pari.
Curiosità dell’osservatore.
Tutto può essere messo in discussione.
Apprendere facendo.
Ricercare l’eleganza.
Sintesi di tipo creativa.
Credibilità che derivi dall’accettazione del consenso sulla propria idea e sui risultati connessi.
Convinzione che la scienza sia il modo migliore per interrogare il mondo.
Il compito affidato al ricercatore è Scoprire.
Il comportamento dei ricercatori, almeno attualmente è comune a qualunque paese appartengano:
pubblicano i loro risultati; nascono dopo una formazione (universitaria), a cui segue un apprendistato e quindi l’indipendenza; posseggono alta mobilità e sono poco legati alla carriera; sono immersi continuamente in ambienti con menti luminose che perseguono interessi comuni, usando un linguaggo comune pur avendo background diversi.
5.
Ma Internet, come ha sconvolto la vita della generazione attuale ha cambiato le regole del gioco anche nella scienza?

C’è chi sostiene di sì. La non disponibilità universale dei risultati scientifici e la forte competizione hanno costituito aspetti dominanti della cultura scientifica per secoli. Ora sembra che Internet apra, al suo ‘cuore tecnologico’, ricercatori professionisti e amatori, come pure gente comune.
Questa apertura è essenziale per la diffusione dei risultati scientifici. Attualmente pochi scienziati ne fanno un uso sistematico, ma il numero sta aumentando. Questi, biologi, fisici, informatici, chimici, ecc. hanno un mezzo velocissimo per diffondere le loro idee e i loro risultati. Invece di attendere a volte anni per vedere un loro lavoro scritto su di una rivista scientifica , possono pubblicarlo immediatamente su di un blog, presentando i loro risultati appena ottenuti. In questo modo la scienza può progredire più velocemente e più gente può partecipare al dialogo.
Queste sono le potenzialità. Ma come sempre le novità hanno bisogno di tempo per essere accettae.
Uno dei problemi che può creare qualche perplessità è il fatto che i testi e le memorie pubblicate immediatamente non passano attraverso un refe raggio, che, come abbiamo detto costituisce uno dei costumi più importanti della comunità scientifica e garantisce sul valore della ricerca. Ma questo potrà essere organizzato anche su Internet. C’è tutto un modo di procedere che va rivisto.


6
Sulla scia di Leibniz e di Franklin . Metti uno scienziato in ambasciata.
Nella società globalizzata, quando un personaggio di una cultura interagisce con il personaggio di una seconda cultura, le prestazioni di questa interazione dipendono dai quadri di riferimento di ciascuno dei due.
In altri termini la professione del delegato o inviato è determinante nei rapporti: sia esso un diplomatico professionista, un politico o uno scienziato. Ma il ruolo dello scienziato in questo campo non è secondario.
La storia offre molti esempi interessanti di scienziati nella veste di negoziatori diplomatici.
Il grande filosofo, matematico, ingegnere e geologo, Gottfried Wihelm Leibniz fu inviato del suo principe elettore, l’Arcivescovo di Meinz, per persuadere il Re Luigi XIV ad attaccare l’Egitto. Viaggiò per tutta l’Europa negoziando con l’Imperatore Leopoldo I in Vienna e lo Zar Pietro il Grande. Altro esempio è Beniamino Franklin; inventore della lampadina, scienziato, fu inviato degli Stati Uniti in Inghilterra e in Francia, negoziò il trattato con cui la Francia accettò di supportare la Rivoluzione Americana.
In questi casi si trattava di uomini di alto lignaggio. Successivamente uomini di scienza furono usati per le loro competenze. Ad esempio nel 1940 fu creato negli USA un National Defense Research Committee . Un anno dopo fu riunito con l’ Office of Scientific Research and Development (OSRD) alll’interno dell’Ufficio Esecutivo del Presidente. Il direttore del OSRD, Dr. Vannevar Bush (1890-1974), un famoso ingegnere elettrico che sviluppò il primo computer analogico, ebbe diretto accesso al Presidente, Franklin D. Roosevelt, ed ebbe considerevole influenza sulla burocrazia del governo. Una branca del OSRD fu aperta a Londra, mentre il Regno Unito apriva il British Central Scientific Office (BCSO) a Washington. Più tardi nacquero gli Scientific Liaison Offices di Australia, Nuova Zealand, Canada, and Sud Africa . Il BCSO, British Commonwealth Scientific Office aveva come compito la cooperazione con gli S.U. nello sviluppo della bomba atomica, del radar, e di altri sistemi, in cui la scienza e la tecnologia moderna giocavano un ruolo essenziale. I primi direttori di questo ufficio furono famosi scienziati: Sir John Cockcroft, Sir Charles Darwin, Sir Thomas Taylor. Più tardi, il capo dell’ufficio ricevette il titolo e la responsabilità di “Attaché for Scientific Questions” all’ambasciata Britannica di Washington. Tale istituzione fu conservata anche dopo la fine della II Guerra Mondiale.
Gli eventi dopo la II Guerra Mondiale continuarono a dare agli scienziati ruoli significativi nella negoziazione internazionale. Alla fine degli anni ’40 e negli anni ’50 il governo degli S.U. cominciò a mandare professori universitari come attachè scientifici in diverse sue ambasciate europee. Questi erano però solo rappresentanti della scienza americna, con scarso ruolo politico.
Lo “Sputnik Shock” del 1957 negli USA cambiò questa situazione. Il dipartimento di Stato degli S.U. creò una grande divisione di scienza e tecnologia, suddivisa per competenze: energia atomica, tecnologia spaziale, protezione ambientale, politica scientifica in generale. Un nuovo programma di attachè scientifici portò, dal 1970, attachè scientifici in ventitré paesi. Altri paesi seguirono l’esempio. Solo in Washington c’erano venticinque ambasciate con attaché scientifici.

Un addetto scientifico si occupa di una gamma molto vasta di problemi e ciò indica in modo inequivocabile quanto la cultura scientifica giuochi un ruolo rilevante nella società moderna.
I mezzi di comunicazione moderni hanno cambiato il ruolo dell’addetto: quando rappresenta il proprio governo in un altro paese questi è in continuo contatto con i propri superiori nel suo paese.
Grazie alla tecnologia moderna di comunicazione e trasporto, alle interfacce tra education , economia, ecologia, condizioni sociali, relazioni estere, sicurezza nazionale e internazionale, nessun singolo campo di conoscenza da solo è adeguato per prevenire, migiorare o correggere gli effetti delle misure politiche prese in qualche punto di questa grande rete internazionale.
Esiste in tale rete una interdipendenza complessa. Importanti eventi che capitano in una parte del globo sono immediatamente conosciuti nel resto del mondo e le ripercussioni si risentono a grande distanza.
Televisione, reti di computer e aerei hanno abbattuto drammaticamente le distanze.
Le emozioni create dai moderni media quando riportano catastrofi naturali, politiche ed economiche influenzano fortemente la vita politica ed economica dei paesi.
Tutto questo non ha fatto che incrementare la domanda di competenza scientifica nelle negoziazioni e in tutte le forme di cooperazione internazionale.
Concludendo si può pensare alla cultura scientifica come una cultura comune a tutti i paesi e le etnie.
Nei rapporti internazionali e nelle negoziazioni, in cui la cultura nazionale è una variabile discriminatoria, una cultura professionale comune può rappresentare un primo passo per ridurre le divergenze delle parti coinvolte nella negoziazione. Il vocabolario, i comportamenti e le abilità simili e il pensiero sono chiavi di lettura comuni. Fattore cruciale è il rispetto per I fatti, lo scetticismo sulle asserzioni non provate, il desiderio di fare progressi e di vedere i risultati.

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Meta genetic behaviour emergence in evolutionary simulation


Guido Tascini
[Università Politecnica delle Marche]


ABSTRACT

How to study phenomena that involve great time scale, like the living being evolution? Computer Science gives us the opportunity of simulating by computer processes and arranging virtual experiments: these imitate natural evolution, and allow investigating processes that, in nature, take place over millions of years. In this case clearly defining the basic laws of transformations and/or evolutions of phenomena to study, appears fundamental. A well-established theory that gathers today the near total biologists is the current dominant explanation of Darwinism, the S.T.E. (Synthetic Theory of the Evolution). This theory is actually the base of research on genetic transformation of human beings, but it is also the reference for some studies on psyche sphere and on social evolution. There are two fundamental elements of the theory: 1) random genetic mutations, 2) sorting, by the natural selection, among those which are favourable to gene or the species (Dawkins 1990). The natural selection and adaptation involves the phenotype, that is the inventory of inherited tracts, and is an adaptation to demand of ecological situation. In practice adaptation stands for process in which the environmental variables select, among individuals in a population, those whose inheritable properties are the best-suited for survival and reproduction.
This theory, that uses a random selection, constitutes the Hard Darwinism, and has received critiques [Beerling 2007, Fodor 2007, Kirshener 2005, Margulis 2002, Mayr 1997, etc.], the most centred on its substantial finalism. The genes, the individuals or the species most suited for survival, depend on the favourable variations in natural selection. But even if it is a random genetic variation result, the mechanism may be considered a utilitarian and finalist design. Modifications are proposed, but the situation is still evolving. Therefore we are wondering if the scientific community is going toward a Week Evolution Theory. The Darwinism was recently integrated by several contributions: molecular biology (Monod 1970); molecular genetics; population genetics (Provine 1971); punctuated balances (Elredge, Gould 1972); neutral theory (Kimura 1990); genetic drifts; etc..The criticisms addressed to the theory may be summarized in the following observation: if it can account for the microevolution, either by phyletic gradualism, or by punctuated balances, it does not explain the macro one and the mega evolution. In practice the independence, outlined by the theory, between the genome and the cytoplasm are not guaranteed. In fact the cellular core permanently interacts with the cytoplasm. In the cell they are permanent exchanges of matter, energy and information, like it is shown by the Molecular (Genevès 1988) and cellular biology (Fain-Maurel 1991); in these exchanges take part all the cellular organoids, nuclear and cytoplasmatic: chromatin, mitochondries, nucleoles, Golgi apparatus, etc.. Moreover the fundamental concept of strictly random mutations is negated by several molecular genetics experiment and observations. For instance the colon bacilli may have an abnormally high mutations able to metabolize lactose in a stock unable to be nourished (Cairns, Overbaugh, Miller 1988); similar experiment is realised on the bacteria Escherichia coli with respect to salicin (Barry Hall, Rochester); mitochondrial D.N.A. and mitochondrial mutations existence was observed, for which it is hypothesized interactions between D.N.A. mitochondrial and nuclear D.N.A. at the mitosis final stage (telophase) (Allorge-Boiteau 1991); the transcriptase opposite transforms the R.N.A. of certain viruses in D.N.A.; etc.. There are some suggestion to introduce probability in the interaction [Borensztejn 2005, Rhodes 2005, Sanguinetti 2006, etc.] between the environmental evolution and the evolution of the organisms. The environment parameters may be various: chemical stimuli, like C, N, H, P, S, etc.; physical stimuli, like electromagnetic waves, sound and vibrations, temperatures, pheromones, etc.; ecological stimuli; pray-pray relations in the beasts; etc... The organism’s reaction to the environmental factors influence is complex, being the biosphere very complex, and they are located at the genome level, as well as at levels of molecular biology, embryogenesis and anatomical structures. The relation between environment parameters and organisms is of probabilistic type and integrates collective phenomena affecting simultaneously distant classes and phyla (Invertebrates and Vertebrates).
From this analysis the basic theory that we hypothesise for our simulation model is a Week Evolution Theory, in which an organism interacts with the environment in a complex way , and reacts to many stimuli of various nature: actually known and still to analyse or to discover. Now it is clear that the environment and its interaction with organisms is the key of the theory. The interaction may be probabilistic and the selection is not more blind, but depends on environment conditioning; and the environment conditioning and finalization is still largely to investigate.
A set of individuals may be viewed as complex system and then we can take care of emergences. Many individuals that evolve may give rise to unpredictable behaviours, that we call emergent. And it is clear that the emergence postulates an observer that sees the emergent behaviour visible at a higher level. In our case we have to hypothesize a level higher then genetic one were the mutations happen. Then if we hypothesize a stratification of the formal theory levels we can localize this emergence observation at a meta-genetic level.
In a context so outlined our model will need fitness function that drive the adaptation to the environment and that take care of interactions previous defined. In our experiments we will also hypothesize that the fitness function will take care of an environment feed-back on the list of individual to select for the survival.
Simulation of evolutionary process
A computer simulation may speed up the evolution process if the goals change continuously [ Kashtan 2007] Computer simulations that mimic natural evolution, allow to investigate processes that, in nature, take place over millions of years. We can simulate a population of digital genomes that evolves over time towards a given goal: to maximize fitness under certain conditions. Like living organisms, genomes that are better adapted to their environment may survive to the next generation or reproduce more prolifically. The work of Nadav Kashtan, Elad Noor, and Uri Alon suggests that varying environments might significantly contribute to the speed of natural and/or artificial evolution. Although the computer simulation is useful for studying theoretical questions of evolution, it may have some practical implications in engineering fields for systems design, and in computer science, for accelerating the optimization algorithms.
The computational model adopted in our experiment is inspired to Holland Model, including a feed-back of the environment on the individual choice. The simulation plans N strings that are random generated. Each string (genotype) is the binary code of a candidate solution (phenotype). At each genotype gi of initial population Pop(t=0 at time t=0, is associated a value of the fitness function ƒ i= ƒ (gi), that represents the ability of the individual to adapt itself to the environment. For detecting the adaptation value the fitness function receives in input a genotype, decodes it in the corresponding phenotype and checks it on the environment. After completion of the evaluation phase of individuals of the population Pop (t), at the time t, a new population Pop (t+1), at the time t+1, of N new candidate solutions is generated; this standard algorithm evolves neural network and structural model of RNA. The population of N individuals is initialized to random binary genomes of length B bits (random nucleotide sequences of length bases). They are several generations: in each generation, the S individuals with highest fitness (the elite) remain unchanged for the next generation. The individuals with least fit are replaced by a new copy of the elite individuals. As the non-elite individuals, pairs of genomes are recombined (with crossover probability Pc), and each genome is randomly mutated (with probability Pm per genome). A simulation runs until max. of fitness function ƒ i is achived for the goal.
Fair-unselfish modelIn general, systems that replicate need resources (energy, space,) for building copies of them. Resources are normally limited and, since each replicator tries to produce a maximum of copies, it will attempt to use resources to the limit. Then when several replicators are using the same resources, there will be competition or conflict. The more efficient replicator will gradually succeed in using more and more of the resources, and the less efficient one will succumb. In the long term, nothing will be leaved for the less fit one, and only the fittest will survive. The concept of ‘altruism’ is present in literature [ Heylighen 1992], and means that a system performs actions for increasing the fitness of another system using the same resources. On the other side selfishness characterizes a system performing actions that increase its own fitness. There is the opinion that, in natural selection, a system not only is selfish, since it try to optimize its own fitness, but it also tends to avoid altruism. Anyway by using the interaction with the environment a schema that brings the system to the solidarity may be the following one. Let a generic system constituted by individuals that may enter a series of resources Ri. Each individual can take the number of resources he wants, necessary for the survival. Being each resource organized in more sections (t), the individual may acquire, for each resource, a number of section m ≤ t to his liking. Since the environment interacts through the fitness function, this may penalize the individuals: this happens if, in section acquisition, they surpass a given number q
The individual selection could be realised, by following the previous policy, with the following formula:
ƒ = max { ∑i ( Ri[q]-Ri[x- q] ) }
Where Ri[j] represents the score for j sections of the Ri resource.
The environment policy, other then punish the not-fair acquisitions, rewards the solidarity: it adds a score for each group of Y sections leaved at other’s disposal, and this for each resource. If Di [y] is this reward for each resource Ri, the selection take place according to the following formula:
ƒ = max { ∑i ( Ri [q]-Ri [x- q] + Di [y] ) }.
This formula is iterated as many times as they are individuals to select for the survival on a group.

Figure 1 shows the results of our simulation. This operates on the interaction of two robots whose behaviour emerge from a simulation of various epochs, and many generations, on many (100) individuals, several (20) parents, and some (5) offspring; using as selection method ‘Elite’, and 1000 simulation steps for each trajectory. The simulation involves a neural structure that is the control of the robot, and runs as just described, including the fair-unselfish policy. The goal of the evolution is the adaptation to the environment: each robot attempts to explore the space, in search of resources for its nutrition, and so, after various epochs of simulation, converging toward a stationary path. The competition is realised with the presence in the same environment of two robots: the application of the fair-unselfish policy allow both the robots to converge toward a cooperative stationary paths.
Anyway the memory of individuals to select remains an important aspect to discover . This may contain inside logics like those just analysed. This fact leaves open a question: from where the stored information comes? But this constitutes object of further investigation. On the other side the analysis of the environment remains a serious aspect, and the questions open are: what the environment is? Can we consider the extension of the environment to the psyche? And other fundamental related questions. Finally the typologies of interaction between environment and genetic individuals have to be clarified.


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